In Europa rappresenta il 5 % di tutti i tumori femminili, è più frequente nella popolazione caucasica, nei Paesi dell'Europa nord-occidentale e negli USA, mentre è meno frequente nei Paesi asiatici, africani e sudamericani.
Tra i fattori di rischio per questo tumore c'è l'età: la maggior parte dei casi viene identificata in menopausa, tra i 50 e i 69 anni; la lunghezza del periodo ovulatorio, ossia un menarca (prima mestruazione) precoce e/o una menopausa tardiva e il non aver avuto figli.
Le gravidanze, l'allattamento al seno e l'uso prolungato della pillola anticoncezionale diminuiscono il rischio d’insorgenza del tumore dell'ovaio e sono quindi fattori di protezione.
Esiste però un altro fattore di rischio: secondo una stima del National Cancer Institute, una percentuale tra il 7 e il 10% di tutti i casi di tumore dell’ovaio è il risultato di una alterazione genetica ereditaria. In caso di mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2, può verificarsi la presenza contemporanea, o in tempi diversi, di carcinoma dell'ovaio e carcinoma della mammella. In questi casi, il tumore dell'ovaio può verificarsi in età più giovane rispetto a quello non legato ad alterazioni genetiche. Il rischio è particolarmente elevato anche in donne con storia familiare di carcinoma ovarico o mammario in una parente di primo grado.
I sintomi del tumore dell'ovaio sono pressochè assenti nelle fasi iniziali. Sembra, tuttavia, che vi siano possibili indicatori precoci, spesso sottovalutati perché comuni a patologie minori, quali dolore e distensione addominale, aerofagia, modificazioni delle abitudini intestinali, bisogno frequente di urinare, perdite ematiche vaginali.
La diagnosi si effettua innanzi tutto mediante la visita ginecologica e la palpazione dell'addome. Oltre l'esame clinico, è indispensabile l'ecografia transvaginale ed il controllo dei marcatori tumorali (CA 125, HE4). In caso di ulteriore dubbio, vengono prescritti esami per indagini più approfondite.
Un’indagine di screening (cioè, in assenza di sintomi) è consigliabile nel piccolo numero di donne con storia familiare positiva per tumore dell'ovaio legato alla positività per i geni BRCA1 e 2.
Per la cura del tumore dell'ovaio la prima scelta è la chirurgia, dopo la quale le pazienti vengono sottoposte a chemioterapia. Alla fine di essa alcune pazienti sono guarite, non presentando più evidenza di malattia e vengono avviate al follow-up. Nel caso in cui il tumore recidivi, viene riproposta la chemioterapia allo scopo di arrestare o rallentare la progressione di malattia e prolungare l'intervallo libero da chemioterapia.
In conclusione, è bene tenere presente che il 95% dei carcinomi ovarici insorge in pazienti senza particolari fattori di rischio. Anche se un programma di prevenzione dovesse rivelarsi efficace nell'ambito del gruppo di donne ad alto rischio, ciò avrebbe comunque un impatto modesto sulla mortalità globale per questo tumore. Attualmente il National Cancer Institute suggerisce di sottoporre le donne ad alto rischio a controllo annuale con ecografia transvaginale e dosaggio del CA 125, con possibilità di asportazione profilattica delle ovaie nelle portatrici di mutazioni BRCA1 e BRCA2.