Possono colpire qualsiasi fascia di età ma tendono ad essere maggiormente diffuse nella popolazione anziana.
Si va da forme molto frequenti come le patologie artrosiche che comportano un progressivo danno articolare senza coinvolgimento generale a forme artritiche caratterizzate da alterazioni infiammatorie delle articolazioni che colpiscono persone più giovani sino a forme decisamente più rare quali le patologie connettivitiche e vasculitiche come il lupus, la sclerodermia, l’artrite di Horton che interessano prevalentemente organi interni con un importante coinvolgimento generale.
Le malattie reumatiche comprendono anche altre patologie come la fibromialgia in cui il sintomo dolore si associa ad altri disturbi funzionali, l’osteoporosi che comporta un elevato rischio di fratture soprattutto nella popolazione anziana e forme dismetaboliche come la gotta e la condrocalcinosi che sono dovute ad accumulo di cristalli a livello articolare.
La maggior parte dei pazienti con patologie reumatiche si rivolge al medico di base per la presenza di dolore articolare spesso associato a rigidità mattutina. Sono questi i sintomi iniziali nelle forme artritiche che comprendono l’artrite reumatoide, l’artrite psoriasica e la spondilite anchilosante, che sono le patologie potenzialmente invalidanti.
Negli ultimi decenni, grazie soprattutto alla diagnosi precoce e a terapie più aggressive, si è riusciti a limitare sensibilmente l’evoluzione di queste forme che oggi comportano minori limitazioni funzionali e un minore impatto sull’attività lavorativa e nella vita di relazione dei pazienti.
A conferma di questa tendenza il numero di interventi chirurgici per gravi deformità articolari in pazienti artritici si è fortemente ridotto negli ultimi anni.
Dolori, rigidità mattutina ed eventualmente “gonfiore” di una o più articolazioni sono i principali campanelli d’allarme che devono indurre il medico a un approfondimento diagnostico.
La diagnosi si basa sia sui sintomi che il paziente riferisce sia sui reperti obiettivi rilevati dal medico. La radiografia delle articolazioni interessate e un’ eventuale ecografia con metodica Power Doppler consentono la conferma delle patologia artritica , supportata anche da esami ematici che dimostrano un aumento degli indici di flogosi come VES e PCR.
In caso di sospetta artrite il medico di base invierà il paziente allo specialista per un corretto inquadramento diagnostico e terapeutico.
Verranno eseguiti ulteriori esami quali la ricerca del fattore reumatoide e degli anticorpi anti-CCP in caso di sospetta artrite oppure la ricerca di ANA, ENA, C3-C4, ANCA in caso di sospetta connettivite o vasculite. Anche il ricorso alla risonanza magnetica e a studi genetici quali l’assetto HLA sono di stretta competenza specialistica.
Il reumatologo è lo specialista di riferimento per tutte queste patologie. In molti pazienti tuttavia, e soprattutto nelle forme più evolutive, è necessario un coinvolgimento interdisciplinare che, per quanto riguarda le patologie articolari, comprende l’ortopedico, il fisiatra e il fisioterapista mentre per quanto riguarda le patologie connettivitiche e vasculitiche comprende altri specialisti come il cardiologo, il dermatologo, il nefrologo, il gastroenterologo, il neurologo e l’oculista.
Le patologie reumatologiche comprendono dunque forme molto diverse tra loro e spesso complesse da trattare. I farmaci utilizzati, quali FANS, cortisonici e farmaci immunosoppressori, richiedono uno stretto monitoraggio in ambito specialistico. L’elevato costo dei farmaci biotecnologici limita l’impiego di questi farmaci alle forme più aggressive che devono essere seguite in ambito ospedaliero.